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Leonardo da Vinci – Biografia
Leonardo da Vinci, uno degli affascinanti personaggi del Rinascimento, nasce il 15 aprile 1452, nel borgo di Vinci, a circa 95 km da Firenze, ancora all'interno dei domini della città toscana. L'epoca in cui vive Leonardo è sicuramente una delle più stimolanti e ricche di fermenti innovativi e creativi. Dopo la rinascita della cultura umanistica e la “rinascita” delle arti, l'uomo, divenuto “centro del mondo”, tra il 1450 e il 1550, allargò enormemente l'ambito delle sue conoscenze.
L'invenzione della stampa, insostituibile strumento di diffusione della cultura, e la scoperta di nuovi mondi, di nuove civiltà, sono solo alcune tappe di quell'irripetibile periodo della storia dell'umanità in cui si svolsero la vita e l'opera di Leonardo da Vinci. La sua personalità è diventata quasi l'emblema della straordinaria sete di conoscenza dell'uomo, della sconfinata curiosità verso tutti gli aspetti di una realtà da sempre in profondo e inarrestabile mutamento. La sua mente poliedrica ha spaziato in ogni settore della scienza, della tecnologia e dell'arte, ricercando in ogni campo i meccanismi comuni delle leggi fondamentali che governano, regolano e danno vita ai fenomeni della natura.
Quasi nulla si sa della prima attività di Leonardo, nato il 15 aprile 1452 a Vinci, un piccolo paese vicino a Empoli, all'interno dei domini di Firenze. L'ambiente artistico fiorentino, ed in particolare la bottega di Andrea Verrocchio dove, tra il 1469 ed il 1478 circa, ebbe luogo il suo primo apprendistato, sono di fondamentale importanza per la sua successiva attività. A Milano, dove visse dal 1482 al 1499, stimolato dalla cerchia di letterati, artisti e scienziati gravitanti attorno alla corte di Ludovico il Moro, si immerse con sempre maggiore passione negli studi di matematica, anatomia, meccanica, ottica , idraulica e botanica.
I suoi dipinti milanesi mostrano la compenetrazione tra la ricerca scientifica e quella artistica, attività per Leonardo armoniosamente complementari. Gli anni successivi al suo soggiorno milanese, tra Firenze, Milano e Roma, vedono gli interessi di Leonardo espandersi ecletticamente ed esprimersi in invenzioni, progetti, disegni, appunti e annotazioni sui più svariati argomenti. Leonardo continuò a dedicarsi alla pittura, che considerava la massima espressione artistica. Significativamente, negli anni trascorsi in Francia (1516-1519) fino alla morte, conservò l'opera che rappresentava l'estremo risultato della sua ricerca artistica e scientifica. Questo dipinto è da sempre riconosciuto come uno dei capolavori assoluti di tutta la storia dell'arte: la Gioconda è stata definita in tempi recenti “l'autobiografia dipinta dell'artista”.
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Il periodo fiorentino (1452-1482)
Sorprende notare come su Leonardo sia disponibile una sostanziale scarsità di dati biografici attendibili. Nonostante l'enorme mole di manoscritti e disegni che sono rimasti un prezioso lascito, di questo periodo esistono poche attestazioni, poche lettere, pochissimi disegni o dipinti sicuramente datati. Impossibile, quindi, ricostruire gli anni della sua adolescenza, ed estremamente difficile ripercorrere le prime fasi della formazione. Figlio naturale dell'avvocato Pietro d'Antonio e di una certa Caterina, Leonardo nacque nei pressi di Vinci il 15 aprile 1452. Sua madre, una contadina, non si era preoccupata di sposare il padre del bambino. Proprio nell'anno in cui nasce Leonardo, suo padre sposa una sedicenne della sua classe e Caterina deve accontentarsi del marito di un contadino. Caterina “consegnò” il piccolo Leonardo a Piero e alla sua nuova moglie affinché il ragazzo crescesse negli agi di una famiglia semi-aristocratica, anche senza affetto materno. In quell'ambiente della sua infanzia, ha acquisito un gusto per l'abbigliamento raffinato e un'avversione per le donne. Vicino a Vinci frequentò la scuola del quartiere, si dedicò con passione alla matematica, alla musica e al disegno e rincuorò il padre cantando e suonando il liuto.
Nel 1469 il padre Pietro, divenuto ricco, acquistò molti possedimenti, trasportò la famiglia a Firenze, sposò quattro mogli una dopo l'altra e diede a Leonardo sette fratelli e sorelle. Nominato notaio della Signoria di Firenze, si trasferì in Toscana con la famiglia. Leonardo, allora diciassettenne, entrò come apprendista nella bottega di Andrea Verrocchio, dove rimase per circa otto anni, dapprima assimilando le fondamentali conquiste del Rinascimento fiorentino, poi mutuando dal maestro una più accentuata scioltezza compositiva, opponendosi infine, nel armonia con la sua natura e inclinazione, gli schematismi intellettuali, la linearità e l'asprezza delle forme caratteristiche di certa pittura fiorentina della seconda metà del secolo. Tutto il mondo della cultura conosce la storia raccontata da Giorgio Vasari dell'angelo dipinto da Leonardo sul lato sinistro del Battesimo di Cristo del Verrocchio e lo stupore del maestro davanti alla bellezza della figura, tanto che abbandonò la pittura per dedicarsi alla scultura. Questa abdicazione è probabilmente solo una leggenda post mortem, dato che il Verrocchio compose in seguito altri dipinti. Forse durante quel periodo di apprendistato, Leonardo dipinse l'Annunciazione, che ora è al Louvre, dove l'angelo è goffo, e la Madonna ha un atteggiamento di sorpresa e di spavento. Difficilmente avrebbe potuto apprendere la grazia dal Verrocchio. Leonardo nella bottega del suo maestro all'età di vent'anni. In quell'anno (1472) fu ammesso ad appartenere alla Compagnia di San Luca, un'associazione composta principalmente da farmacisti, medici e artisti, con sede nell'Ospedale di Santa Maria Nuova. Qui Leonardo trovò l'opportunità di studiare sia l'anatomia interna che quella esterna.
È in genere molto difficile definire la precisa responsabilità dell'artista nelle opere uscite dalla bottega del Verrocchio (data la tipica organizzazione del lavoro, che prevedeva una stretta collaborazione tra gli allievi). In tal caso non ci possono essere dubbi invece per il disegno raffigurante un paesaggio del Val d'Arno (situato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, Firenze), l'opera datata più antica di Leonardo, sulla base di un'annotazione autografa datata 5 agosto 1473 Ad un anno dall'iscrizione alla corporazione dei pittori, l'artista mostra un nuovo modo di accostarsi alla natura: la realtà è come gli appare; l'atmosfera, non più perfettamente trasparente, fa da filtro tra vista e immagine, modificando di conseguenza la percezione ottica. Il disegno, realizzato dall'artista ventunenne, prefigura già il suo interesse, poi coltivato e approfondito nel corso della sua vita, per i fenomeni della natura e la sua concezione dell'arte come strumento per indagarli.
Anche il primo saggio “pittorico” tradizionalmente assegnato dalla critica al giovane Leonardo conferma pienamente questa inclinazione: il volto fanciullesco dell'angelo dipinto a sinistra della tavola attribuita al Verrocchio con la partecipazione del giovane Leonardo, raffigurante il Battesimo di Cristo è modellato con un' estrema delicatezza di sfumature cromatiche; i lineamenti sembrano addolcirsi per effetto della luce che addolcisce i contorni, ma allo stesso tempo dà vita ad effetti di sfumature molto tenere nella resa degli incarnati ed estrema leggerezza nel pelo che scorre soffice. Il Paesaggio sullo sfondo, echeggiante la valle degli Uffizi attingendo al Paesaggio della Val d'Arno, è parimenti avvolto in uno spazio atmosferico che sembra volersi fondere in un impasto. Di forma, colore e luce, i diversi elementi della natura in una sintesi cosmica.
Ancora fortemente legata agli insegnamenti di Andrea Verrocchio è la policroma Annunciazione degli Uffizi, che denota ancora l'immaturità dell'artista. Se l'impostazione complessiva della scena rimanda a un modulo compositivo già in uso e rivela il peso di certi schemi accademici, la straordinaria qualità cromatica e luminosa dell'immagine, la meticolosa attenzione agli elementi del mondo della natura, l'estrema sensibilità con quale è reso il paesaggio al di là del recinto, conferiscono al dipinto una particolarità e un fascino già pienamente leonardeschi. Le opere successive mostrano, in misura sempre più marcata, il progressivo affermarsi nella mente dell'artista di una concezione della pittura come espressione ideale delle sue conoscenze scientifiche e dell'evoluzione del suo stile, quindi costantemente in linea con quella del suo pensiero.
Una settimana prima di compiere ventiquattro anni, Leonardo e altri tre giovani furono chiamati davanti all'assemblea della Signoria fiorentina a rispondere dell'accusa di aver avuto relazioni omosessuali. L'indagine si è conclusa nel nulla. Il 7 giugno 1456 l'accusa fu ripetuta. L'Assemblea fece imprigionare Leonardo per un breve periodo, lo rilasciò, lo assolse per insufficienza di prove, o probabilmente godette di qualche potente appoggio. Un anno dopo l'accusa gli viene offerto uno studio nei giardini medicei e lui accetta. Nel 1478 la Signoria gli chiese di dipingere una pala d'altare nella Cappella di San Bernardo in Palazzo Vecchio. Non si sa perché non abbia adempiuto all'incarico, che ha assunto dal Ghirlandaio; Filippino Lippi terminò l'opera di quest'ultimo.
Tuttavia la Signoria affidò a lui (ea Botticelli) un altro incarico: dipingere il ritratto di due uomini impiccati per la congiura dei Pazzi contro Lorenzo e Giuliano de Medici. Leonardo era interessato a tutto. Ogni posizione e atteggiamento del corpo umano, ogni espressione di un volto, giovane o vecchio, gli organi e i movimenti di animali e piante, l'ondeggiare del grano nei campi fino al volo degli uccelli, le erosioni e le elevazioni delle montagne che avveniva attraverso vari cicli, le correnti delle acque e lo spirare dei venti, le variazioni del tempo e le gradazioni dell'atmosfera, l'inesauribile varietà degli astri, tutto ciò gli appariva di sconfinata bellezza. Il ritorno costante su questi argomenti non ha mai diminuito la meraviglia e il mistero che contenevano per lui. Ha riempito pagina dopo pagina con le sue osservazioni su se stessi e con disegni che ne riproducono le varie forme.
l'ultima Cena
L'Ultima Cena e la Gioconda sono tra i dipinti più famosi al mondo. Ogni ora, ogni giorno, ogni anno, i pellegrini entrano nel refettorio, che ospita l'opera più ardita di Leonardo. In quella semplice costruzione rettangolare, consumavano i pasti i frati domenicani alloggiati nella chiesa prediletta da Ludovico, la Chiesa di Santa Maria della Grazie. Appena Leonardo arrivò a Milano, Ludovico gli commissionò di dipingere l'Ultima Cena sulla parete di fondo del refettorio. Leonardo lavorò o si divertì per tre anni (1495-98), con molte interruzioni, mentre il duca ei frati tremavano per i suoi continui ritardi.
In sintesi, durante i sedici anni di permanenza nel capoluogo lombardo, l'eccezionale versatilità di Leonardo nei vari campi della scienza, della tecnologia e dell'arte è stata quasi completamente assorbita dalle richieste della corte sforzesca. Lo si può vedere all'opera intorno al 1489-1490 come ingegnoso ideatore di sontuosi apparati scenici e dispositivi meccanici per giostre e spettacoli di corte, disegnatore di costumi per feste e tornei, abile improvvisatore di poesie, fiabe e indovinelli. Nello stesso periodo, come perito architettonico, si applicò allo studio del problema della lanterna. Di conseguenza, la rappresentazione dello spazio era nuova, non più concepita secondo i principi della prospettiva, ma creata “naturalmente” per effetto dell'atmosfera, cioè di quella fusione impalpabile di aria, luce e ombra che avvolge, ma allo stesso tempo si conforma, tutte le cose. Anche le figure, invece, sono realizzate attraverso l'uso tradizionale e chiaro del disegno. Il buio è generato dall'effetto naturale della luce e dall'impercettibile gradazione dell'ombra sui corpi, che acquistano così quell'estrema delicatezza nei lineamenti e quella morbidezza plastica che sono appunto il fondamento dello “sfumato” di Leonardo.
L'immediata ripercussione della nuova concezione artistica sulla scuola pittorica regionale si registra, con effetto forse ancora più dirompente, nella ritrattistica, campo in cui Leonardo introdusse a Milano una vera e propria rivoluzione figurativa. Il Ritratto di musicista della Pinacoteca Ambrosiana, la Dama con l'ermellino di Cracovia e il Ritratto di dama del Louvre, la cosiddetta “Belle Ferronnière”, infatti, sconvolgono gli schemi tradizionali della ritrattistica milanese, che solitamente raffigura personaggi di profilo, secondo un gusto ancora tipicamente araldico. Se la paternità di Leonardo del Musico dell'Ambrosiana è stata spesso oggetto di discussione in passato, i contributi critici più recenti si rivelano sostanzialmente concordi nel riconoscerne la piena paternità, ammettendo, solo in alcuni casi, un marginale intervento di Ambrogio de' Predis nella parte inferiore del dipinto. Il Ritratto mostra la direzione in cui si stava sviluppando la ricerca pittorica di Leonardo: il busto del personaggio, che sembra ruotare nello spazio, tagliando in diagonale il piano del tavolo, e l'acuta penetrazione psicologica del volto, dal modellato robusto e intelligente ma indagato nei dettagli.
Sono tutte espressioni di uno studio sempre più intenso e approfondito della dinamica del corpo umano e della rappresentazione dei moti dell'anima. Questi stessi elementi sono orchestrati con maggiore abilità compositiva e più consapevole padronanza dei mezzi tecnici nel ritratto della Dama con l'ermellino, che può essere considerato una delle più alte espressioni dell'arte di Leonardo, una sorta di culmine degli studi anatomici che l'artista aveva compiuto applicando per diversi anni, come testimoniano gli schizzi e i disegni conservati sui fogli dei suoi quaderni. Il busto della giovane donna, capolavoro di grazia ed eleganza, ruota sinuosamente nello spazio secondo un andamento a spirale, splendidamente concluso da un volto di straordinaria intensità e carica emotiva. L'effetto del fascio di luce che accompagna un quadro quasi si conforma alla costruzione, investendo il volto della dama, scendendo lungo la spalla, e ricadendo sulle braccia che sorreggono il bianco ermellino.
Il capolavoro dell'attività milanese di Leonardo, e una delle opere capitali dell'intero Rinascimento, è l'Ultima Cena, realizzata tra il 1495 e il 1497 nel refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie trovano il loro compimento, al massimo grado, il meditati studi sulla rappresentazione dei moti umani. Alle ferme parole di Cristo che annunciano l'imminente tradimento, l'agitata agitazione degli apostoli sembra placarsi e quindi risolversi artisticamente in un'armoniosa unità attraverso la sapiente orchestrazione delle forme, dei movimenti e dei gesti dei personaggi, resi in scala superiore al naturale e ritmicamente raggruppati in gruppi di tre. Anche la particolare costruzione prospettica, che riprende e continua, dilatandole illusionisticamente, le reali strutture architettoniche e la veduta luminosa che si intravede oltre le aperture sullo sfondo conferiscono all'intera scena una forza e una monumentalità senza precedenti.
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L'eredità
L'eredità di Leonardo da Vinci è immensa. L'eccezionalità del suo talento, la molteplicità delle sue capacità pratiche e la potenzialità del suo mezzo pensante sono già state universalmente riconosciute durante la sua vita; la sua fama e il suo prestigio non sono mai venuti meno nei secoli. Tuttavia, solo in tempi relativamente recenti, a partire dall'inizio del secolo, accanto al pittore Leonardo cominciarono a venire alla luce, dapprima timidamente. Nel corso degli anni e con il costante approfondimento degli studi critici a prendere forma e definirsi sempre più chiaramente, un Leonardo sconosciuto riscoperto e ancora solo in parte recuperato: il matematico, ottico, fisico e scienziato Leonardo.
L'influenza della sua produzione pittorica sull'arte del Cinquecento è incalcolabile, soprattutto se confrontata con l'esiguo numero di opere a lui attribuite con certezza. Dipinti come la Vergine delle Rocce o l'Ultima Cena e ritratti come quello del Musico o di Cecilia Gallerani furono il costante punto di riferimento per tutta la successiva generazione di pittori lombardi, che assimilarono subito, con esiti a volte decisamente mediocri, l'iconografia innovazioni e stilistica del maestro. Le “vie” della pittura di Leonardo non rimasero circoscritte alla sola Lombardia. Eppure ebbero enormi ripercussioni in tutta l'Europa del Cinquecento: Giorgione, Dürer, Raffaello, Michelangelo e Correggio non poterono fare a meno di studiare e confrontarsi costantemente con i capolavori vincenti. Un indiscusso successo critico e letterario ha sempre accompagnato nel tempo la figura di Leonardo. Ma l'immagine mitica e ottocentesca dell'artista geniale e un po' stravagante ha impedito a lungo un'attenzione più obiettiva alla sua personalità. Solo da pochi decenni lo studio, la trascrizione e l'interpretazione dell'imponente mole di disegni, annotazioni e note affidate ai codici superstiti ha ridotto l'immagine romantica dell'artista per lasciarne il posto a un'altra ancora più grande, che è quindi progressivamente prendendo forma su basi storiche e filologiche.
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